venerdì 6 maggio 2011

Corso di fumetto ai Geometri (tedeschi)






Io e Giak abbiamo appena concluso un corso/percorso sul fumetto ai Geometri tedeschi a Bolzano. Come succede sempre in questi casi, quando non ti aspetti che una scuola abbia le peculiarità per "fare bene" un "qualcosa" come il fumetto, ti sbagli sempre. Son stati bravi, creativi, propositivi ed hanno creato del materiale originale. Abbiamo finito con una bella dosa di soddisfazione.

Ora un subentra poderosamente discorso personale:
i Geometri Tedeschi erano la mia vecchia scuola superiore... almeno in parte, dato che in 3° son stato (grazie al cielo!) segato ed ho virato (diciamo strambato) per un più interessante Liceo Artistico Italiano. Per me quella scuola rappresentava tutto il mio male adolescenziale. Con i compagni di classe ero un disastro, con i professori andavo male. Alto, magrissimo, timidissimo, introverso, allampanato, impacciato, decisamente sfigato, unico cittadino (gli altri erano tutti dei montanari), "Walscher" per eccellenza per il sol fatto di avere un vantaggio linguistico, lettore di fumetti (quella roba di poco conto). Insomma venivo emarginato dagli altri e, a mia volta, mi emarginavo da solo.
Rientrando nella scuola la cosa più terribile è stato l'odore invariato. Lo stesso di allora. L'istinto mi diceva di levare le tende e fuggire. Prendo fiato e proseguo. Tutto sembrava uguale come ad allora... a parte 2-3 cose.
Soprattutto una.
Io.
Io ero cambiato.
Fortunatamente non ero più quell'adolescente con grossi problemi nel relazionarsi con i coetanei, ma ero Armin, insegnate di "quella cosa lì" (fumetto). Grande grosso, maturato nel tempo, socievole, grande ormai. Un altro io stava lavorando nel ventre di un antico male fungendo da grosso pillolone per guarire da una vecchia ferita. Un Maalox, insomma.
Ora che sono stato lì, sono stato bene, sono stato trattato bene ed ora... si, sto meglio. Un ombra del mio passato s'è dissolta. Ora i ragazzi dei geometri leggono i miei fumetti e sono contenti.
Gongolo felice al pensiero d'aver fatto una cosa che non avrei mai creduto di fare:
un intima rivincita nei confronti della scuola, una di quelle costruttive e rare che sfociano nel positivo mediante il positivo.

I compagni di allora non li perdonerò mai.

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