giovedì 8 luglio 2010

Fumetto, un mondo senza soldi


Mi è passata la passione (quasi ossessione) di disegnare montagne fittizzie.
Chissà come mai m'è venuta sta cosa delle montagne? Se proprio voglio delle montagne vicino a me, mi basta guarda fuori dalla finestra e le vedo.
Mah...


Come ho detto nel post precedente, è estate ed in estate leggo molto ciò che viene scritto in rete sul fumetto. Quest'anno sono particolarmente intristito su come la maggior parte degli operatori del settore continuino a discorrere con i paraocchi perennemente applicati e a scannarsi come piccioni per due briciole di pane secco buttate in strada da un vecchietto che non sa che cavolo fare delle sue ultime giornate su questo piano esistenziale. La cosa più divertente, che diviene immediatamente anche la meno divertente, è che in un campo che non fa girare soldi, che non viene quasi mai preso in considerazione come forma artistica, che è privo di una regolamentazione, che non ha un albo, che è un lavoro immaginario, spesso gli addetti al lavoro di definiscono degli esperti del settore.
Ma io mi chiedo, se non c'è un vero e proprio settore... allora come si può essere esperti del settore?

La situazione italiana è talmente orribile, che, sorvolando il fatto che gli autori vengono pagato poco o niente (per poco intendo 300 euro al disegnatore per 80 tavole), ma dire che un editore è un bravo editore quando paga l'autore 1.000 euro per un fumetto di 100 pagine, oltre che essere profondamente offensivo per la dignità dell'autore ed irrispettoso del lavoro svolto (sfruttamento vero e proprio), è patetico.

Le cose devono cambiare perchè sennò tutto questo non ha proprio senso. Fare fumetto non ha senso. Pubblicalo non ne ha. Manco comperare dei prodotti che sono frutto di sfruttamento e incompetenza.
Che immensa tristezza.

Il mio non è un attacco al settore, ma un appello pieno di speranza e di amore verso il mezzo fumetto. Sono una persona innamorata di quello che fa e fortunata di poterci campare. Nel mio piccolo metto il naso fuori dal tendone del circo e, per adesso, mi ci trovo bene.

Svegliamoci!
Per favore.
Lo dico perchè esigo dignità in quello che faccio.
E' il minimo, dato che soldi non ce ne sono...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

E' sempre un peccato sentire qualcuno che si lamenta, visto che è sempre sintomo di qualcosa che non va.
Purtroppo gli editori fanno sempre il loro gioco, investendo poco e chiedendo troppo. Purtroppo non è una condizione solamente italiana e quanto pare la globalizzazione ha portato certi brutti vizi ovunque :(
Ad ogni modo un gruppetto di ragazzi che non si è voluto arrendere e si è buttato in un'autoproduzione...proprio come accade in Giappone per gli esordienti. Magari il detto l'unione fa la forza è ancora vero...in bocca al lupo!

Luca Erbetta ha detto...

Una volta per tutte: smettiamola di prendercela con gli editori o col sistema, se le cose non vanno.
Il sistema lo conosciamo, e gli editori fanno i loro interessi.
La colpa più grossa ce l'hanno gli autori.
Essere pagato poco non è né scandaloso, né una truffa. Lo scandalo, o la truffa arrivano quando qualcuno non rispetta gli accordi (io ti prometto di darti 300 Euro e poi non te li do).
Altrimenti, se le condizioni vengono chiarite subito, allora il problema non esiste.
Gli editori offrono poco? Sta agli autori rifiutare.
Ti offrono 1000 Euro per 100 pagine? Se accetti, non ti puoi lamentare. Stai zitto e fai il tuo lavoro.
Non ti fanno un contratto e ti va bene lo stesso? Cazzi tuoi.
Nessuno obbliga nessun'altro a fare fumetti.
In Italia c'è un mercato di merda? Se vuoi diventare un professionista, prendine atto.
Vuoi diventare un campione di cricket? Trasferisciti in Inghilterra, o in Pakistan. Nessuno ti darà un centesimo per giocare a cricket in Italia. Se vuoi è così. Altrimenti accontentati di farlo per hobby.
Quindi, se volete, smettetela di lamentarvi e cominciate a riflettere.

diariodeformato ha detto...

Ciao Luca.
Non fraintendere il mio post, non è un vero e proprio lamento il mio, è solo una dimostrazione di tristezza per un sistema consolidato.
Il tuo discorso fila che è una meraviglia e lo condivido.
E' pure giusto smetterla di lamentarsi, ma io mi rivolgo non solo a chi è già rodato e a chi ha già fatto il suo percorso incontrando di persona codeste problematiche, ma mi rivolgo anche ad un altro pubblico , composta dagli esordienti, dai volenterosi, da chi non ha ancora chiarezza (come me ai tempi) di come funziona la faccenda.

Su facebook la discussione è andata avanti e ti riporto una mia risposta:
"In effetti la questione è tutt'altro che semplice. E' giusto unire le forze, ma è altrettanto giusto iniziare con azioni individuali. Come ad esempio quella di non sottostare a questo rapporto tra professione (lavoro) e compenso (sopravvivenza economica). Ora però la cosa si complica, dato che se non ti attieni a questa disparità, non pubblichi e se non pubblichi non pubblicherai in futuro. Come biasimare gli esordienti? Non c'è un alternativa. Il metodo è sbagliato e purtroppo non c'è una vera e propria via di fuga (o soluzione all'editoria italiana). L'unica è quella di reinventarsi e trovare metodi "diversi" (pur sempre attigui al mezzo) di applicazione del mezzo per proseguire il proprio percorso di autore. Magari alla fine non si è più un solo fumettista, ma un ibrido che attraverso le contaminazioni e gli altro campi diviene una persona nuova, poliedrica e soprattutto non disillusa. Ed infine magari il mensile te lo porti a casa."
Il link:
http://www.facebook.com/arminbarducci?v=wall&story_fbid=141663582516601

Infine, si l'autoproduzione è una cosa meravigliosa (ne ho fatta per anni e ancora adesso la sto facendo con i miei alunni). E' un modo di fare quello che si vuole, ma comunque l'autoproduzione non è la soluzione. Soprattutto per le questioni finanziarie. Serve uno scatto in più

Unknown ha detto...

In molti campi ormai la maggioranza di chi si dice fotografo, fumettista, scrittore, in realtà il mensile lo fa più che altro insegnando il mestiere che dice di fare. Chi prende parte da studente entusiasta a un corso di fumetto, fotografia, scrittura, lo fa con la speranza di farne una professione. Colgo solo io l'intrinseca crudeltà di insegnare, di solito pure a pagamento, un mestiere che in realtà non esiste? Absit iniuria verbo... non voglio polemizzare ma fare chiarezza.