martedì 6 luglio 2010

Quando le mucche sono stanche, non volano


(Incredibile foto scattata dal © Sottoscritto Memedesimo)

E' estate e nessuno me l'ha detto?!
Ed io che pensavo che ci fosse il tempo pazzerello perpetuo, insomma... quello al quale ci siamo abituati da qualche anno a questa parte (con un evidente picco nel 2009-2010).
Ebbene si, l'anno Accademico è finito, i progetti si stanno chiudendo e nuovi vengono a galla. Sto vivendo una favola che che dura quanto una maratona di lettura, oppure... se vogliamo usare una metafora sportiva, beh allora... sto vivendo in un infinita staffetta di un lavoro all'altro. A volte mi sembra di stare alla catena di montaggio e che ciclicamente vengo spostato di reparto in reparto (pur rimanendo sempre nella stessa fabbrica).
Non fraintendetemi, sono felice (e affaticato).

Ciclicamente in rete spuntano i focolai di discussione/analisi/polemica sul mondo del fumetto italiano. Soprattutto riguardante il trattamento degli autori come tali e il rispettivo (e giusto) compenso. La storia, questa storia, è una vecchia storia e la situazione sembra rimasta congelata da quando ho messo irrimediabilmente il mio naso nell'ambito. Continuerò a leggere in rete pareri ed opinioni e più leggo (e ci ragiono sù), più mi convinco che, per quanto riguarda la parte umana/istruttiva, il problema sta nella malcomunicazione iniziale. Quando vostro figlio/a vi dice che da grande vuole fare il fumettista dite pure di si e che va bene, ma cercate di spiegargli bene i seguenti concetti: stenti, sacrificio, gratis, scadenza, gobba, ascella lavata, vita sociale, mal di schiena, ossessione, demotivazione, solitudine.
Poi guardate che faccia fa.
A lungo.

Non mi ricordo chi ha detto riferendosi all'ambito del fumetto:
"Nessuno ha mai detto che fare fumetto sarebbe stato facile."
Giusto... ma a mio avviso incompleto.
Mi prendo la libertà di dirla a modo mio:
"Nessuno ha mai detto NIENTE."

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