Chi mi conosce lo sa meglio di me, che a dispetto dell'autostima, non mi conosco poi così tanto bene.
Non sto fermo anche se nell'immaginario collettivo risulto una persona marmorea su vari livelli, da quelli fisici a quelli nel perseguire la propria strada. Quindi non rimanendo mai fermo ho provato a guarirmi con una cura fai da te.
La cura consisteva nel "viaggiare leggero". Tutti i miei soliti giocattoli li ho lasciati a casa. La macchina fotografica, i fogli sparsi, le matite colorate, le penne stilografiche. Con me doveva viaggiare l'indispenzabile: un fumetto di Ala Moore che dovevo leggere da un sacco di tempo, lo sketchbook, una matita, il pad.
Salgo sul treno e mi accorgo di quello che vi siete accorti anche voi. Alla fine mi sono portato appresso poca roba, ma solo quella per fare qualcosa. Così, misteriosamente nello sketchbook appaiono disegni distratti ed un paio di pagine di progetti visualizzati nel dormiveglia nella tratta tra Verona e Bologna. Ah, si, dimenticavo di riferire che stavo viaggiando da Bolzano a Roma.
A Roma dovevo andare in scena la sera con Chiara in un piccolo teatrino della capitale. Chiara, che è molto incinta, stava dormendo allegramente dinanzi a me. Così, avendo pure perso la mia compagna di chiacchiere, ho impugnato (si fa per dire) il Pad e sono diventato il migliore amico del finestrino.
Ho fatto un po di fotografie. Casuali e non. Ci ho pensato e ci ho cucito addosso un piccolo progettino. Uno di quelli che apparirà velocemente, a gratis, in rete. Sarà un'ennesima variante del diario di viaggio. Una molto circoscritta in una parte del viaggio. Un solo punto di vista visivo ed uno solo, sempre mio, mentale.
Non sto fermo, ormai lo so.
So anche che se non faccio nulla, o se non riesco fare nulla, durante un viaggio, è un anomalia... o il viaggio è di poca importanza, o non sto bene per l'impatto del viaggio e la mia testa va ad una velocità rischiosa.
Oppure sono finalmente guarito.