martedì 19 ottobre 2010

Ogni atterraggio non è altro che una caduta controllata (R.L.)

A questo punto potrei dire: "Il nostro viaggio inizia quì.", ma dato che questo è un resoconto di un viaggio già stato fatto, evito di dire certe scemenze e precauzionalmente preferisco sottolineare il fatto di non farle, piùttosto che farle e risultare noioso.
"Sei noioso quando fai così!"
"Bravi."

Ok, parliamo di Copenhagen. Magari di qualcosa di non troppo turistico (ecc, ecc). Dato che ho disegnato 15 pagine di un diario di viaggio (ciao ai prossimi e futuribili lettori delle mie cose), evito di parlare di argomenti e curiosità che appaiono al suo interno. Almeno ci provo.
"Le Alpi dall'alto sono alte e belle."
Ok questo c'è anche nel diario, ma ci tengo a sottolineare la bellezza di queste montagne. C'era bel tempo e dal volo Verona-Monaco si vedeva tutto in maniera chiara e lucida. Poi, come per incanto, le Alpi finiscono ed appare un enorme massa di nuvole arenate sulle sue cime. Sembrava un enorme mare che batteva sugli scogli.

Non ho più paura di volare, almeno credo. Il viaggio Bolzano-Copenhaen è stato un po tortuoso e complessivamente complesso. Macchina-Verona-Aereo-Monaco-Scalo-Aereo-Monaco-Copenhagen-Macchina-Hellerup. Ah giusto... non ho sottolineato che non alloggiavo a Copenhagen, ma a Hellerup che dista circa 20 minuti di treno urbano dal centro della capitale. Il ritorno invece era Foresteria-Camminata-Hellerup-Treno-Copenhagen-Treno-Aereoporto-Aereo-Monaco-Scalo-Aereo-Verona-Macchina-Bolzano. 9 ore.

I nostri (ero lì con la mia amica Chiara) datori di ospitalità erano, per la parte logistica, l'Istituto di Cultura Italiana (sede danese) e per la parte organizzativa la Società Dante Alighieri (lingua italiana per il mondo) in collaborazione con l'Assessorato di Cultura Italiana di Bolzano (mediante l'iniziativa "Talent Export 2010").
Noi si dormiva in foresteria e si mangiava in giro la prima cosa che capitava.
"Questo che c'entra?"
"Nulla. Abituatevici."

Non abbiamo avuto parecchio tempo per girare per la città. Purtroppo le prove per lo spettacolo ci hanno riempito le giornate e le nottate. Ok... forse le mattinate no, dato che il clima proibitiva ci trasformava in persone desiderose di dormire. Prive di voglia di alzarsi. L'aria secca ed il costante vento freddo ci faceva sentire come due criceti immersi nell'ovatta.
Aggirandosi per la città, in preda alla più sfrenata voglia di girare gli angoli per vedere quali prodigi potessero svelarci, ci siamo goduti visivamente la città.
Ammetto che gli occhi hanno goduto abbastanza.

Mattoni ovunque, tegole sopra gli onnipresenti mattoni. Infissi bianchi e totale mancanza di tende. Chiese di ogni tipo che cercano di farsi notare mediante stupendi, ed altrettanto arroganti, torri dalle forme più disparate. Orde di biciclette ovunque, poche macchine, tanta gente che cammina spedita, tutti diligentemente in fila alle code, nessuna lamentela, tanto silenzio.

Il Tivoli da fuori è bello. Dentro pacchiano. Come ogni parco giochi, delle le aspettative. La sera dello spettacolo, il venerdì sera, a circa 10 minuti prima dell'inizio ci dicono che potrebbero venire poche persone per i seguenti motivi:
- è venerdì sera e la gente ha voglia di tirarsi la sbronza settimanale
- il luogo si trova a 20 min di treno dal centro
- lo spettacolo è in lingua italiana
- la stessa sera era la notte inaugurale alla stagione culturale danese con tutti i musei aperti e perdipiù gratis
- inaugurazione del nuovo Tivoli

"Sticazzi!", abbiamo detto.

Faccio un salto.
Fatelo con me.
Nella strada principale del centro, quella pedonale, cerano dei buffi tipi, simili a punkkabbestia (più o meno), che invitavano la gente a farsi dei tatuaggi. Sventolavano i loro cartelli indicativi.
Non riuscivo a capire, quindi la mia mente fa una cosa del genere:
"Cara, vado in centro."
"Bravo amore mio. Compra un litro di latte, dato che sei lì."
"Ma certo tesoro."
"Oh, smak, maritino mio."
"Qualcos'altro?"
"Ah si..."
"Dimmi."
"Se ti fai un altro tatuaggio, ti uccido."
"Ma amooore... sai com'è difficile resistere a quei cartelli..."
"M'importa un frego! Tu non lo fai e basta!"
"Va beeene..."
I draghi che svettano sui tetti, nelle torri, nelle fontane, nel selciato, nei loghi e nelle pubblicità sono solo una coincidenza. Nessuno mi sapeva dire il perchè della loro così assidua presenza sul territorio. Fa lo stesso, mi sono detto.
Fa lo stesso anche adesso.
(segue emoticon con occhio strizzante)

I canali sono belli, ordinatissimi, l'acqua pulita, quasi limpida. Le barche avevano tutte il sedere grosso. Ah già... ora che mi sovviene... ho notato una cosa strana in Danimarca. Non ci sono persone grasse. Lo dico a Chiara che in un baleno mi guarda malissimo e mi dice che qui si sono SOLO persone grasse. Io ribadisco di no, che si sbagliava. Lo dico mentre alle mie spalle passavano 5 persone obese sedute su quelle buffe macchinine elettriche. Quelle che fanno "Zzzzzzzzzzh...".
Avevo torto.

Se ti guardi in giro capisci una cosa: in Danimarca ti sembra di stare in Danimarca. Non c'è scampo. Non hai altre sensazioni. Le persone sono decisamente strane, chiuse, fredde. Ve lo dice uno che capisce queste cose, ma fino ad un certo punto... insomma, così non è proprio simpatico. Ecco... sono arrivato alla conclusione che nonostante sia un posto moderno, ordinato, regolato, non è il posto che fa per me.
Insomma... non ci vivrei. Ecco.
"Bravo."
"Grazie."

Beh... diciamocelo.
Sono tornato.
Volentieri.


Pulverslukker!
Un mito!

Chiara mi ha detto una cosa particolare: "Tu hai un modo di raccontare allusivo.". Le rispondo che a decisamente ragione e che vorrò poi fare un post sul mio blog in codesta maniera.
Questo posto è QUEL post.

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